15 Febbraio 2007 "Vivere Sette"
Un turbinio
di colori, tra quadri, installazioni e cassettoni dell’Ottocento. Ogni stanza,
tra tele e opere, esprime la creatività del proprietario.
Espressività e
passione che si mescolano ai colori, respirando emozioni e sentimenti. Profumo d’incenso,
candele accese e un misticismo senza religioni, anzi tutte le spiritualità
unite insieme. Dove angeli, buddha, divinità indiane e crocifissi si
mescolano per consolare l’anima. Entusiasmo di vita e sofferenza, stupore
e angoscia, turbinio di colori che frastornano e accecano. Casa d’artista,
regno incontrastato di Claudio Arezzo di Trifiletti, giovane talento, uomo
di cuore e d’anima, uno che parla di regola del sorriso, di collegamenti e
relazioni umane. “Da quando ero piccolo ho sempre creduto nelle
infinite capacità attribuibili a uomini che desiderano scoprire, che si
lasciano trasportare dalla voglia di sapere e crescere”. Stanze dentro cui
s’inventano scenari contemporanei per quadri che nascono dall’anima, a
volte dal dolore, ma che insegnano a trasformarsi e crescere. Dove il
tetto della camera da letto è coperto da potus, come un romantico cielo
verde, dove le candele irradiano luce soffusa, oggetti accostati a
evidenziare contrasti, macchina da scrivere e installazioni moderne,
cassettoni ottocento e sedie di Starck, una valigia colorata dentro una
teca. Simbologie dell’animo, del cuore, perché per Claudio, una casa senza
amore non esiste. E’ un contenitore, di amici, di emozioni, di cene e
riflessioni, come testimonianze della vita. “Per me - racconta
l’artista - le stanze devono trasudare emozioni, la mia ha il sapore e
la storia di generazioni, di chi ci ha vissuto prima di me. So che le
camere piene di passato. Non esiste essere che non lasci le sue tracce e
quest’ultime sono la testimonianza della sua venuta su questo mondo.
Infinite sono le tradizioni, le filosofie, le religioni, i costumi, che
tentano di dividere il pensiero degli esseri su questa terra”. Usare le pareti di
casa propria per la creatività, per cercare il proprio destino, le
risposte alle domande, i perché dell’anima, attraverso figure dai colori
accesi, o astratti movimenti di pennelli. Spazi contraddistinti dal
colore, pareti gialle per l’ingresso, tramezzi arancioni in salotto,
corridoio turchese, su ogni muro i suoi quadri. Visi e uomini senza
capelli, quasi alieni colorati, occhi grandi, grovigli e corpi allungati. Dipinti che sono
espressione delle energie del padrone di casa, sono le sue parole. Scritte
in ogni luogo, sulle tele, sulle installazioni, sui mobili riciclati,
sulle sedie recuperate dalla spazzatura. Prossimo progetto teli bianchi su
cui lasciare impronte, Imprints, ambientazione New York, “spazio
universale” per orme di un orizzonte colorato e di speranza.
FEDERICA MUSCO
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